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Con lo scioglimento della comunione ereditaria, i coeredi diventano unici proprietari dei beni che gli verranno assegnati.

Con questo articolo, Studio Geremia ci parlerà della divisione ereditaria, soffermandoci sui casi in cui si consiglia di rivolgersi a un professionista.  

Cos’è la divisione ereditaria

Si tratta di un atto mediante il quale i coeredi pongono fine alla comunione ereditaria, che permette ai coeredi di diventare unici proprietari dei beni assegnati.

Secondo quanto dispone l’art. 713 del Codice Civile, ogni coerede chiede la divisione per sciogliere la comunione ereditaria. Hanno diritto di partecipare alla divisione tutti i coeredi ed i loro successori. I coeredi possono domandare la divisione dei beni ereditari, iniziando una causa civile innanzi al tribunale.

Al giudizio devono partecipare anche i creditori ipotecari, ovvero coloro che hanno garanzie iscritte sugli immobili di proprietà del defunto. Devono partecipare anche coloro che hanno acquistato diritti sugli immobili ereditari.

Inoltre, La domanda va presentata innanzi al tribunale del luogo in cui si è aperta la successione, che coincide con l’ultimo domicilio del defunto. Questo vale anche nei casi in cui i beni siano ubicati in un luogo diverso.

Come avviene il procedimento di divisione ereditaria

Il procedimento di divisione si articola due fasi.

In primo luogo, il giudice accerta la sussistenza dei presupposti per procedere alla divisione. Quindi, verifica il diritto di ciascun coerede a conseguire la propria quota ereditaria;

Nella fase successiva, si determina il valore delle quote e avviene l’attribuzione a ciascun coerede, cioè si scelgono i beni che andranno a comporre le singole quote mediante la definizione della massa da dividere. Si procede poi alla formazione delle porzioni e all’assegnazione di ciascun lotto a ciascun coerede.

Le operazioni che riguardano la seconda fase vengono svolte direttamente dal giudice oppure da un notaio su delega del giudice.

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